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NOTE INTERVISTE ARTICOLI

Tango e cittadinanza attiva

Il tango, miezcla milagrosa, nasce e sisi diffonde grazie all’ apporto  di persone provenienti dalle più diverse  aree geografiche  all’interno di  una società multietnica e multirazziale, una società   alla ricerca di  un nuovo senso di appartenenza, una nuova identità. Tra la fine del XIX e la prima metà del  XX secolo Buenos Aires venne  rifondata a  partire da frammenti culturali ed etnici che si unirono per generare una nuova comunità, in una sintesi continua di valori differenti, stili di vita, lessico ed architetture.   Il tango anche grazie  a  radio, cinema, industria discografica, teatro, salon de baile, riviste,  finì per rappresentare   l’agente di integrazione in una città, Buenos Aires,  nel cui spazio urbano si attuava un forte processo di socializzazione ed interscambio sociale.

Una rete di relazioni , un disordine creatore direbbe Morin,  nel quale il sistema, la società  che andava formandosi, si riaggiornava e riorganizzava attraverso un processo evolutivo continuo.

 La danza, il tango,  diviene l’elemento paradigmatico di questa realtà.

 Nella relazione duale la  coppia di ballerini alternando  passi e movimenti separati e coordinati dialogano  in un processo partecipativo al cui centro vi è relazione, il meccanismo regolatore. Per ballare tango gli attori devono comprendersi, comprendere cioè le ragioni dell’altro, decentrando  il proprio punto di vista a dispetto di una centralizzazione di pensieri ed idee che limiterebbero  il necessario atteggiamento cooperativo. Il ballerino per comunicare efficacemente con la partner deve attuare un  costante procedimento comparativo con se stesso, acquisire consapevolezza degli effetti che si generano   a partire da determinati movimenti ispirati dalla musica. Il grado di esperienza del ballerino si misura con la capacità di attuare tale modello comparativo/cooperativo.  La milonga costituisce un sistema, un microcosmo, nel quale si attua in una complessa interazione evolutiva, una fitta  rete di relazioni: scambio di segnali, idee, pensieri, azioni delle diverse coppie, una rappresentazione nel quale gli stessi spettatori svolgono una funzione  attiva, partecipativa.

Attuare il  metodo comparativo/cooperativo nel ballo, in definitiva  permette di esaltare la funzione critica ed autocritica degli attori e spettatori e  rideterminare analiticamente  una  presunta verità iniziale in un senso   maggiormente oggettivo

Si legga l’aneddoto che segue narrato  da un milonguero  porteno .

 

 “LLegué a la milonga…. y me encontré con el querido D. y lo saludé: "Qué hacés D., alguna recomendación?" Me dijo: "Dale a aquella gallega rubia que es nueva". Entonces insistí: "Che, pero baila bien? A lo que me respondió con una sonrisa: "Bueno.... Vos tampoco sos Copes!!". La respuesta fue tan certera que me dejó riendo un rato largo. El tipo empezaba a rebuscarselas con el tango y ya quería lo mejor, sin preguntarse si "lo mejor" disfrutaría bailando con él!

 

Si comprende chiaramente quanto la domanda iniziale: “Balla bene?” Sia densa di implicazioni, presupponga innanzitutto l’assenza del modello comparativo da cui partire per ottenere un atteggiamento cooperativo “como bailo yo?”; in questo caso la funzione critica dell’interlocutore sopperisce a questa mancanza, riconducendo l’attore sul binario di una maggiore obiettività ed oggettività.

 Potrà suonare  ardito, ma forse il tango, oltre ai diversi benefici su cui vi è ampia letteratura, può contribuire a migliorare la qualità di una cittadinanza attiva e consapevole.

Nicola De Concilio

 Settembre 2013

 

 

 

Recensione ed intervista a cura del giornalista Claudio Ozella

Recensione ed intervista a cura del giornalista Claudio Ozella - Lab. Tango Milonguero ASD

 

Italia e Argentina s'incontrano nel tango. di Claudio Ozella

Nicola De Concilio è nato a Settimo Torinese (TO). Docente di Lingua, Letteratura italiana e storia nei licei. Maestro di tango argentino e musicalizador (don niko) in Italia e all’estero, ha svolto un Dottorato di Ricerca  sul tema del rapporto fra tango argentino, musica e testi, e immigrazione italiana, presso l' Universidad Autònoma  de Madrid.

“Tango: testi e contesti. L’elemento italiano nella poesia tanguera (1870-1930) ” (€uro 16,00 p. 185) pubblicato da Editrice UNI Service, è un saggio interessante e rigorosamente documentato, in cui De Concilio analizza sulla base di molteplici fonti l’incontro tra Italia e Argentina tramite il tango, in un arco temporale che va dal 1870 al 1930. Lo studioso, utilizzando un approccio multidisciplinare, mette in evidenza la peculiarità dell’immigrazione italiana in Argentina. Il movimento migratorio costante iniziato prima dell’Unità d’Italia e mantenutosi ininterrotto fino agli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, il notevole peso demografico della comunità italiana, condizionarono i diversi aspetti della vita sociale molto più che negli altri Paesi di destinazione. L’Argentina pose le basi del suo progresso economico entrando nel mercato mondiale del secolo XIX.  Gli italiani arrivati a Buenos Aires tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX s’integrarono nella fiorente economia cittadina e costruirono segmenti di mercato nel settore dell’artigianato con calzolerie e sartorie, e in quello del settore ortofrutticolo con negozi di frutta e verdura. Nel XX secolo gli italiani diedero un forte contributo all’incremento delle manifatture meccaniche e del settori agroalimentare, tessile ed ebanistico. L’impegno e la laboriosità della comunità italiana furono favoriti dal governo argentino che adottò tutta una serie di misure finalizzate a favorire il processo immigratorio, considerato uno strumento importante per creare le basi del giovane Stato nazionale argentino perché, oltre a fornire un apporto essenziale al lavoro e all’economia, avrebbe portato con sé il valore aggiunto di un patrimonio di civilizzazione indispensabile per il progresso della popolazione locale. In particolare, fin dal 1824 con il governo Rivadavia, fu istituita una Commissione per l’Immigrazione composta di personalità di rilievo, nativi e stranieri, con il fine di dare impulso al processo d’immigrazione. La Commissione, finanziata con le risorse dell’erario pubblico della Presidenza di Buenos Aires, aveva tra le sue funzioni quella di autorizzare i contratti tra datori di lavoro e immigrati, cui si dava sistemazione, protezione della legge, possibilità di acquistare beni mobili e immobili, libertà religiosa, prestito di terre che nel lungo termine avrebbero potuto riscattare. La Costituzione Nazionale del 1853 include una serie d’articoli in materia d’immigrazione. Più precisamente, si dichiara che il Paese avrebbe dato tutti i diritti civili ed economici agli stranieri residenti in esso. I diritti politici sarebbero stati riservati ai nativi o a quanti avessero adottato la nazionalità argentina ed era garantita la libertà di culto.  Va ricordato, inoltre, l’Hotel de Inmigrantes costruito a Buenos Aires agli inizi del XX  secolo con il compito di accogliere, dare assistenza, sistemazione temporanea gratuita, occupazione, a migliaia d’immigrati arrivati in Argentina da ogni parte del mondo e in particolare dall’Italia. Di conseguenza, nacque un’elite industriale italiana che conservò forti legami paternalistici con la classe operaia connazionale utilizzata come forza lavoro e destinataria dei prodotti di consumo. La nuova elite italiana, dal punto di vista politico e ideologico, fu guardata con diffidenza  dall’elite creola: in concreto, però, i creoli conclusero affari con gli italiani, e non furono rari i matrimoni misti. Lo strumento che si rivelò fondamentale nell’integrare le due comunità, fu il tango, Miezela milagrosa, nato da numerosi contributi culturali come l’elemento africano (candomble), spagnolo (tango andaluso), creolo (milonga), caraibico (habanera) e italiano di cui sono presenti testimonianze evidenti e caratteristiche. Guidati dalla musica e seguiti dalla danza i suoi versi distrussero le barriere linguistiche che separavano le diverse classi sociali, divulgando espressioni che in altri ambiti non sarebbero potute penetrare. Il lunfardo, gergo nato nel XIX secolo dagli immigrati italiani dell’arrabal di Buenos Aires, da linguaggio clandestino, simbolico, creato dalla sintesi tra società carceraria, giovani e mondo dei lavoratori, arrivò, tramite il tango, di cui testi e musiche furono scritti in larga misura da autori italiani o d’origine italiana, a penetrare nell’intera società, diffondendo in ogni ambito italianismi: sostantivi, verbi, aggettivi che derivavano dall’italiano e dai suoi dialetti, in particolare ligure, piemontese, calabrese, napoletano e veneto. Lingua e dialetti italiani, dunque, costruirono l’intelaiatura linguistica del teatro popolare argentino, fino a introdursi nei testi delle canzoni di tango. In particolare, il lunfardo arricchì la lingua argentina con un grande numero di vocaboli e locuzioni. Il tango, in ultima analisi, costituì, indubbiamente, lo strumento fondamentale dell’integrazione culturale italo-argentina.

Nicola De Concilio ha scritto un saggio, originale, ineccepibilmente documentato, in cui la ricchezza delle fonti utilizzate si fonde perfettamente con una scrittura agile, scorrevole, in grado di riprodurre suoni, colori, profumi e sentimenti sullo sfondo di un arazzo multicolore, in cui storia, politica, geografia, letteratura, poesia, musica e danza  si uniscono in una polifonia che conquista la mente e il cuore del lettore.

 

INTERVISTA a Nicola De Concilio, a cura di Claudio Ozella  giornalista de

" Il Nostro tempo" per la rivista dell'Associazione VIVACEMENTE INSIEME, Diretta da Rossana D'Ambrosio

 

Quanto ha pesato l’elemento della sua storia familiare nello scrivere il libro?

  

     Il libro nasce come primo risultato di un lavoro di ricerca che muove fondamentalmente   da due motivazioni di base: il mestiere di storico e la passione per il tango e la sua cultura. L’appartenenza  ad una famiglia che ha vissuto in prima persona  il tema dell’emigrazione rappresenta il sostrato, il  dna, della mia stessa formazione, basilare nel  generare   l’impulso a  ricercare, riconoscere  e conservare  le radici.

 

 

Quali sono state le difficoltà più grandi nell’armonizzare le diverse fonti da cui è nato il libro?

 

    Lo studio delle  “letras de tango”, la possibilità che esse offrono di evidenziare i modelli attraverso cui la società portena dell’epoca  si autorappresentava, non è stato, a mio giudizio, condotto ed approfondito storicamente  al pari  dell’aspetto musicale.   E’  risultato persino arduo “rintracciare”, oltre che  “trattare”, le fonti critiche; una parte  sensibile  del lavoro è stato  pertanto  riservato all’interpretazione   originale delle letras,  esaminate quale  documento storico sociale e letterario.

 

 

Quanto le è costata, in termini di tempo, la stesura del saggio?

 

    E’ sempre difficile stabilire con precisione i tempi della produzione di un lavoro intellettuale, la stesura vera e propria ha richiesto un anno circa di lavoro, ma l’intera ricerca : reperimento di fonti di archivio, in Italia, a Madrid e Buenos Aires, lo studio della bibliografia, approfondimenti teorici, contatti  con altri studiosi,  almeno altri due anni.

 

È corretto dire che il saggio è frutto del connubio  virtuoso di due passioni, quella dello studioso e quella del tanghero?

 

   Userei l’espressione “milonguero” a mio giudizio più appropriata, di “tanguero”  perché afferisce non solo al tango come danza ma anche al luogo sociale che la esprime, il mondo che la anima . Due passioni senz’altro…”,connubio virtuoso?” Speriamo!

 

Il tango può attribuirsi un valore che trascende quello musicale e poetico, per  raggiungere quello di arazzo d’anime?

 

  L’espressione “arazzo d’anime” è ancora una metafora poetica. Il tango è espressione artistica, quindi  comunicazione o meglio, metacomunicazione, in quanto trascende, questo sì, la stessa volontà cosciente di comunicare. Nel tango, nella nostra forma di ballare, non mi riferisco al quadro tecnico, riveliamo noi stessi. Mi viene in mente un  esempio tratto dalla psico-linguistica, quando accenna  ai tratti sottosegmentali della voce nel riferimento al modo attraverso cui comunichiamo e che in molti casi può persino modificare o addirittura negare ciò che verbalmente  intendiamo esprimere. Nel tango succede lo stesso: la gestualità, in questo caso,  rivela molto della nostra identità come persone. Se quando balliamo, cerchiamo di osservarci,  visualizzarci e rappresentarci dall’esterno, abbiamo la possibilità di intendere qualcosa in più di noi. Non so se la mia risposta  ha deluso, ma spero  non eluso la domanda. Aggiungo, nello spazio di 3’ di un tango,  due persone sono legate da un abbraccio, da una corrente indotta dalla musica  che li percorre, il risultato poi di questa  trasmissione credo   rappresenti un  mistero spesso ignoto agli stessi protagonisti.

Se mi si rivolgesse  però un’altra volta la stessa domanda… Mi sentirei probabilmente indotto a dare una risposta ancora diversa… Mistero del tango!

 

Qual è stato, secondo lei, l’ostacolo più grande all’integrazione italo- argentina?

 

Non vi sono stati ostacoli all’integrazione degli italiani in Argentina, non esistevano ostacoli di natura religiosa o culturale che si frapponessero tra le due comunità,  nel libro mi sforzo di approfondirne la spiegazione; in questa sede  risponderò con un sintetico aneddoto. Una amica argentina, di nonni italiani, racconta che sua nonna genovese di nascita , residente nel celebre barrio della Boca, a chi le domandava se si sentisse più argentina o italiana, rispondeva in perfetto italiano : “io sono argentina”

 

Ritiene che il modello d’integrazione culturale argentino sia applicabile anche in altri Stati?

Questo modello, in particolare, potrebbe servire all’Italia nel suo percorso verso una società multiculturale solidale, armonica e non conflittuale?

 

Alle ultime due domande rispondo allegando le “Conclusioni” del libro  la cui lettura contiene credo degli spunti che lascio al giudizio del lettore affinchè possa trarre opportune e personali risposte alle domande.

L'immigrato, nel suo processo di relazione e di comunica-zione col mondo che lo ospita, esprime valori, cultura, abitudini, stili di vita, linguaggi che gli sono propri. E’in grado di influenzare ed è a sua volta influenzato dalla comunità ricevente, è un individuo attivo di una società che lo integra, lo trasforma e a sua volta ne risulta trasformata. I cambiamenti, dell'uomo, della società, scritti nella storia economico sociale e politica, possono essere letti attraverso ottiche differenti. I testi di tango sono la poesia della musica ma anche documento, testimonianza sociale e culturale.

 

Il lavoro di ricerca, che abbraccia l’'epoca storica a cavallo tra i secoli XIX e XX, che coincide con la fase di moderniz-zazione economico sociale dell’Argentina, si è proposto di contribuire a mettere a fuoco una delle immagini più rappre-sentative del aluvión migratorio, quella dell’italiano, del tano, come comunemente veniva chiamato, attraverso i testi che lo presentano o autorappresentano, per rintracciarne lingua, cultura, rapporto con la nuova realtà, sforzo di con-servazione delle proprie radici. L'immigrazione italiana trapiantò nella geografia porteña e argentina la propria cultura mediterranea, i propri valori etnici peninsulari, esercitando nel contempo uno sforzo altrettanto significativo di integrazione. L’immigrato italiano, acriollandose, apprendendo le abitudini della sua nuova terra, elaborò nel contempo un senso di appartenenza alla nuova Patria.

 

Cesarina Lupati, nel lontano 1910, nel corso del suo viaggio a Buenos Aires, a proposito del barrio de la Boca, scrive :

 

“E’ una cittaduzza che ha, senza saperlo, un nobile compito: quello di dare a noi italiani, a traverso uno spazio di seimila miglia, una visione di cose nostre, di farci sentire che la Patria lontana può essere presente ovunque l’uomo la ricordi e la sappia ricostruire”.

 

Una esperienza, quella italiana, che non perde la sua attualità nel mondo globalizzato di oggi, società complesse che ne-cessitano, a partire dalla diversità, dalla frammentazione etnica, di ritrovare comunanza di valori ed un nuovo senso di appartenenza su cui edificare la convivenza.

 

L’indagine compiuta sui testi di tango ha rivelato la fitta e ricorrente presenza di stereotipi, utili alla comprensione del modo di rappresentare l'alterità. Molti di essi furono impie-gati proprio nei confronti   dell ’immigrato italiano, a rimarcarne la memoria e la viva presenza in seno alla società porteña.

 

L'elemento italiano individuabile nella musica del tango, nei suoi strumenti: fisarmoniche, organi, prodotti, suonati, da italiani è altresì presente nella poesia del tango. Un numero imprecisato ed elevato di testi furono composti da parolieri italiani o di origine italiana. Il lunfardo presente in moltissi-me letras de tango reca l’impronta inconfondibile della lingua e dei dialetti italiani, la lingua dell’immigrato.

 

Il tango, esperienza simbolica ed espressiva di una società, simbolo forte di una identità culturale, reca con sè una forte impronta italiana ed è per questa ragione, probabilmente, ancora oggi la sua musica, la sua danza incontrano in Italia un folto pubblico di appassionati ed una gran proliferazione di luoghi, milonghe dallo stile porteño, una vera piccola patria artistica, parafrasando Cesarina Lupati, ricreata, ricostruita sul modello di quella lontana.

 Giugno 2013

 

 

 

 

Milongueri ?... si nasce

 

Milongueri si nasce...

 

Mia madre sostiene che mi muovessi a tempo y con  alardeo   prima ancora di nascere. La milonga doveva essere sentimental , poichè non avevo alcuna intenzione di desenroscarme da lei . Fu la calamita del medico a costringermi. Da quel momento ero in ballo e dopo una lunga  mirada  in cui fermo, al centro della pista, assistevo all’ ojo anelante di parenti , amici, conoscenti, paghi di qualsiasi improvvisazione , esibizione,  non priva di  sbavature, ben presto iniziai a dimostrare chi fossi. En la caminata confesso, mi veniva riconosciuto un certo stile, mi muovevo con la pierna libre di un gatto: a soli due anni e mezzo fingendo una calesita, tentai , quasi riuscendovi , non fosse  per la sacada rapida di mio padre, un enbosque all’interno della stazione ferroviaria, attratto dalla ronda che si svolgeva all’esterno. Gli infortuni, anch’essi non mancarono, come quando azzardando un planeo sul tavolo rovinai irrimediabilmente al suolo realizzando una delle prime e frequenti cabezadas. Col tempo però iniziai fortunatamente ad apprendere anche le paradas e a difendermi con ganchos. La pista migliore per lunghissimi anni fu il  pratito precario dell’'arrabal torinese ; la musica migliore l'estribillo dei compadritos che mi cabezeavano perché accorressi in pista a  marcar l'avversario inseguendo  i rebotes de  la pelota. Divenni abile nel calcolare i mezzi tempi in quanto i piernazos temibili dei miei avversari , lunghi quasi sempre il doppio dei miei, non mi concedevano pause e mi costringevano a  rapidi cambi di direzione per evitare sacagnadas e castigadas . A scuola, devo confessarlo non facevo delle gran belle figure, arrastrando quasi tutte le materie,  l’estro migliore lo esibivo in soltadas y sentadas serali in compagnia di lindas pebetas nella fioca luce del barrio natio.

 

 

don niko

 

Musicalidad al bailar tango


Nella musica del tango e non solo, esistono delle simmetrie; il ballerino che è prima di tutto un  fruitore della musica, in base all’ascolto  e riascolto di un brano, attingendo  alle  proprie esperienze formali, in consonanza  con il proprio stato d’animo e delle condizioni oggettive dello spazio in cui è immerso, costruisce delle  aspettative,  grazie alle quali , è in grado con buona approssimazione di anticipare il compimento di un tema musicale , attuando lo   schema tensione/risoluzione. La tensione, in musica, e non solo, è quella fase indeterminata, incerta  nella quale si produce una aspettativa, una sospensione appunto, una crisi, sempre  accompagnata da un pathos, una emozione. La risoluzione ne   rappresenta l’appagamento, la pace, la quiete, la conclusione. Più la tensione è durevole, più l’emozione cresce, più l’esito meno scontato; più la tensione diminuisce e più la risoluzione sarà prevedibile con conseguente diminuzione dell’incertezza e quindi anche dell’emozione. La perizia del ballerino, la fluidità nella  connessione di  coppia, acquista una maggiore valenza non solo per l’ abilità  tecnica intrinseca, unita alla conoscenza  di  passi o figure studiate a priori, bensì dalla capacità di ascolto e riascolto della  orchestra ed all’interiorizzazione dei movimenti.  Lo spazio temporale  di intenzionalità con cui nel tango di salon o  milonguero, ossia nel tango di improvvisazione, il ballerino, leader, segnala con la marca il movimento alla ballerina , si riduce sensibilmente, migliorando come conseguenza la fluidità dei gesti  se: entrambi sono in grado di formulare ipotesi di soluzione del discorso musicale operato dall’orchestra, per es. sono  in grado di  riconoscere l’inizio e la conclusione di una battuta  e di quelle successive,  accenti, pause, sospensioni ritmiche,  anticipazioni, velocità di esecuzione ed altri eventuali elementi della composizione  e su di essa  selezionare e preorganizzare i movimenti, accorciare o ad allungare figure, camminata,  giro ecc. In ultimo, non meno importante la respirazione dentro la musica ed il grado di affiatamento della coppia. 

Per es. D’arienzo ed altri musicisti che si ispirano a lui, fin dagli anni 30’ marca con insistenza il tempo forte della battuta, soccorrendo quindi il ballerino in maniera evidente.  Al contrario in Pugliese, il compito si fa spesso arduo: un assolo di violini, un assolo vocale, in totale sospensione ritmica, pone seri problemi interpretativi  costringendo i ballerini a rinunciare ad una  studiata ritmica di passi  sollecitandoli per es. d ad un atto creativo che privilegi la lentezza dei movimenti necessitanti di doti tecniche aggiuntive ( gamba libera, equilibrio, controllo dell’appoggio del piede ecc.) 

  2012

Nicola De Concilio

 

 

MILONGA LIBRE Y POPULAR

 

  

 Gira en el hueco la amarilla rueda      Milonga libre y popular

De caballos y leones, y oigo el eco

De esos tangos de Arolas y de Greco

Que yo he visto bailar en la vereda,…

 

Gira nel vuoto la ruota dorata

di cavalli e leoni, e odo l’eco

di questi  tanghi di Arolas e Greco

che io ho visto ballare  sulla  strada.

 

 “EL TANGO” El otro, el mismo” – 1964 – di Jorge Luis Borges

 

Dai patios dei conventillos e milongas barriales all’organetto dell’emigrante, l’anima popolare del tango porteño non ha mai cessato di albergare en la calle. I testi di tango abbondano di riferimenti a vie, luoghi, ormai mitici, scolpiti nell’immaginario del porteño: calle Florida, Corrientes y Esmeralda, Caminito, un elenco interminabile. El buzón, el almacén, el farol non sono solo parte di una descrizione geografica urbana rappresentano la forza vitale del passato e di relazioni interpersonali che plasmano l’identità di chi è cresciuto e vive nel barrio.

 

 “Si el Tango no es popular no es Tango”, è lo slogan dei giovani porteñi aderenti al progetto Cultura de la Nación, per la diffusione del tango.

 

Non deve stupire se anche nelle grandi città italiane, in cui il tango ha avuto a partire dagli anni 90’ grande notorietà, si avverte l’esigenza di diffondere nelle strade “tra le persone che per mille motivi mai si sarebbero avvicinate” annota la pubblicità di un evento, la passione del tango.

A fronte di un mondo globalizzato nel quale si avverte una sensazione profonda di estraneità, algo que se perdió y no se sabe qué es, il tango rappresenta un argine, la possibilità di una nuova forma di radicamento urbano.

 Osserva il sociologo Julio Mafud che il tango è molto più che musica, ballo e conia l’espressione tanguitud per indicare l’atteggiamento di chi si sente “abitato” dal tango.

La Tanguitud non appartiene solo a chi compone, scrive, esegue canta o balla, un tango, ma a chiunque nei più remoti angoli del pianeta “vive e incarna” la vibrazione esistenziale, l’emozione e la forza maieutica del tango.

Tanguitud è l’attitudine che anima chi sceglie la strada, la galleria, la piazzetta, addirittura il grande centro commerciale, non-lieunon luogo per il sociologo francese Marc Auge, in cui far vivere la propria passione. Il tango reiventa, riconverte uno spazio, gli conferisce un’anima.

 

Ho svolto una breve indagine in internet alla ricerca delle motivazioni dichiarate da gruppi che organizzano milonghe di strada.

 (Le fonti vengono omesse per diritto alla privacy richiesta)

  

Il gruppo “Tango Illegal” è costituito da un gruppo di amici amanti del tango che hanno deciso di condividere momenti e luoghi per trascorrere insieme delle ore liete coltivando passione ed amicizia. Il gruppo è aperto a tutti e continua liberamente a crescere senza limiti di scuola, professione, ceto o altro. Non esiste una struttura di gestione ma al limite solo alcuni componenti più propositivi ed attivi di altri.

 

L’accento è posto sulla socialità: senso di appartenenza, aggregazione, che si sforza di superare le barriere sociali e le rivalità per le diverse appartenenze di scuola, responsabile in molti casi di atteggiamenti settari, ballare ad esempio solo con chi appartiene alla medesima scuola o gruppo. Iniziative volte a favorire un clima di apertura, viene promossa l’autogestione quale modello organizzativo.

 

Questo gruppo nasce per farci i TANGHI nostri e a nostro piacimento. Il resto e’ storia :)

 

Un calembour per attrarre il lettore e favorire la sua partecipazione interpretativa, uno slogan stile marketing della politica.  Si polemizza indirettamente con chi si erge ad arbitro dei gusti musicali vantando una pretesa ortodossia in materia.

 

Niente pubblicità grazie

 Profilo di bassa notorietà, adatto al carattere estemporaneo e semiclandestino delle nostre iniziative

Milonga clandestina è gratuita

 

La distanza organizzativa, l’asimmetria tra la milonga libre e milonga tradizionale è esplicitata in maniera chiara: la parola chiave è “clandestinità”, che con “estemporaneità e gratuità” intende differenziarsi in modo netto dalla milonga classica ponendosi in alternativa.

Si legge altresì una esigenza di trasgressione, deviare da un comportamento condiviso dalla maggioranza.

 

Una Milonga senza scuola residente, per questo LIBRE.

Ballare in Liberà senza maestri che giudicano o che stanno in agguato per farti iscrivere ai corsi.

Un locale dove ascoltare Tango e condividere la nostra sensuale e intima atmosfera anche se ancora non sapete ballare.

 

L’idea, giusta e rivoluzionaria, è quella di portare il ballo nel cuore della città, liberarlo dal rigore delle scuole e dalle barriere dei livelli di preparazione per restituirgli la sua dimensione più spontanea, quella di divertimento e di aggregazione.

 

Qui vengono prese di mira in modo deciso le scuole, responsabili attraverso “famelici corsi” di rompere l’atmosfera della milonga; la socialità deve venire prima di tutto, prima della stessa capacità di muoversi in pista.  Garanzia di anonimato per chi non vuole compromettersi, cum- promittere, sottoporsi ad un giudizio di un arbitro e ad accettarne la decisione. La compromissione è una scelta difficile, è una struttura relazionale ternaria: ci siamo noi in pista gli altri intorno a noi ed un terzo soggetto che giudica valuta, compara, sancisce. La milonga illegal promette di realizzare   un utile equilibrio tra esigenza di non compromettersi e necessità di inclusione, coinvolgimento. In chi sente solamente implicato in fondo non è in gioco la reputazione. 

 

 

Che cosa sono gli “Illegal”? Dal Manifesto di un gruppo

 

Per capire bene cosa è un Illegal bisogna parteciparvi. Sintetizzando si potrebbe dire che è un momento di forte aggregazione dove il Tango viene vissuto al di fuori dei consueti canoni delle milonghe. L’assoluta libertà che caratterizza questi eventi si esprime nella libera scelta del luogo, dell’orario, della musica e del suo svolgimento. La sempre diversa composizione di questi elementi e dei partecipanti crea ogni volta un Illegal diverso. Non ci sono regole. Chiunque può indire un Illegal, basta che si organizzi un po’ per la musica ed il gioco è fatto. Il passaparola fa il resto. Ai partecipanti non resta che portare, se lo desiderano, qualcosa da bere e, perché no, da mangiare. L’importante è presentarsi con lo spirito giusto per creare un grande mix di passione ed amicizia.

 

 

I passi sopra riportati tratti dai manifesti di alcuni gruppi non esauriscono ovviamente la panoramica  degli obiettivi delle  milonghe spontanee, costituiscono un eloquente paradigma descrittivo.

 

Milonghe tradizionali e milonghe spontanee : la polemica

 

Le milonghe spontanee incontrano spesso l’ostilità di chi organizza milonghe tradizionali. Gli organizzatori di queste ultime lamentano costi di gestione, lavoro di programmazione, tasse da pagare e reputano le milonghe di strada concorrenti, avversarie che giocano con dadi truccati.

Queste ultime a loro volta definiscono commerciali le altre, caricando di significato negativo il termine “commerciale”. Polemiche di questo genere sono piuttosto diffuse sui social network.

Esaminando la tipologia delle critiche che da più parti vengono mosse al tango di strada, vi è quella di creare confusione e dispersione generando disorientamento tra gli organizzatori delle milonghe stabili e danno agli stessi tangueri, Altre critiche sono quelle di “esibizionismo” o di impoverimento del tango che verrebbe spogliato della giusta ubicazione.

 

Senza esprimere giudizi, vorrei tentare di ampliare il discorso.

Nella nostra società di massa, società dei consumi si è molto spesso socializzati solo in quanto   utenti/passeggeri/clienti, prigionieri di un meccanismo di identificazione in qualità di utenti solvibili (e quindi accettabili), in attesa del proprio turno, pronti a seguire le istruzioni, fruire del prodotto e pagare.

L’evento artistico di strada non rivolgendosi ai soli utenti paganti, promette di ribaltare tale situazione modificando lo stesso ruolo partecipativo delle persone: spettatori che alterano per un attimo la loro quotidianità, protagonisti che incontrandosi per danzare attuano una disconnessione dalla vita “vera”, ordinaria, liberando il proprio tempo in una sfera temporanea di attività tutta propria. Homo ludens scriveva Joan Huizinga definendo il gioco, fondamento di ogni creazione artistica cui non fa eccezione la danza, il modo, egli afferma, attraverso cui l’uomo asseconda una sua naturale tendenza.  

Ricerca di autenticità, semplicità, spontaneità, fiducia, gratuità sono solo alcuni dei valori ricercati nell’esperienza dellemilongas libres in cui l’abbraccio del tango permette di incontrare l’altro con

cui condividere emozioni, lontano da schemi prestabiliti, preordinati.

Parafrasando Borges , I Giusti (Los justos) Una coppia   che in un angolo remoto  della città sta danzando un tango … contribuisce a salvare il mondo. “

 

Nicola De Concilio

                    

 

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RADIO VATICANA : puntata n. 15 del 30.03.2015 di : "La voce del Tango" di Diego Moreno: intervista a Nicola De Concilio